Verso
il IX secolo il principe dei Vichinghi
Vaereghi, Rurik, organizzò a
stato gli slavi e regnò su Novgorod.
Poco dopo si sviluppò il gran
ducato di Kiev, la cui popolazione,
sotto Vladimiro il Grande, si convertì
al cristianesimo di rito Greco. Nel
1237 si abbatté sulla Russia
l’invasione dei tartari e solo sotto
Ivan III (1462-1505) la Russia si rese
indipendente; quindi Ivan il Terribile
assunse il titolo di zar fino al 1584.
Nel 1613 Michele Romanov fondò
una nuova dinastia, che regnò
fino al 1917. Pietro il Grande prima
e Caterina II poi, allargarono la Russia
con nuovi territori e nel XIX l’espansione
continuò vittoriosa verso l’estremo
oriente, l’Asia centrale e la Turchia.
Durante il XIX secolo la vita all’interno
fu agitata dalle ribellioni dei Polacchi
e dei Finlandesi, e da agitazioni terroristiche
e rivoluzionarie culminate nell’assassinio
di Alessandro II. Seguirono l’avvicinamento
della Russia all’Inghilterra, la concessione
della costituzione e agitazioni politiche
e sociali, troncate dallo scoppio della
prima guerra mondiale. Nel 1922 fu costituita
l’Unione delle Repubbliche Socialiste
Sovietiche, dopo la rivoluzione che
portò alla caduta del regime
zarista in Russia e la conclusione della
guerra civile. Con l’abdicazione di
Nicola II si formò un governo
provvisorio che proclamò la repubblica
e decise la continuazione della guerra
contro gli Imperi centrali. L’esito
disastroso di un’offensiva contro i
tedeschi provocò una nuova ondata
di manifestazioni popolari contro la
guerra, promosse dai Bolscevichi. Il
governo reagì contro questi moti,
arrestando numerosi capi bolscevichi;
su proposta di Lenin il partito bolscevico
decise la rivoluzione armata contro
il governo provvisorio che fu rovesciato.
Costituito il primo Consiglio dei Commissari
del popolo, il nuovo regime si affrettò
ad aprire trattative di pace con gli
Imperi centrali, che si conclusero con
la firma dell’armistizio di Brest-Litowsk.
Negli anni 1818-1820 il governo sovietico
dovette far fronte alla guerra civile
organizzata dalle forze controrivoluzionarie,
con l’appoggio delle potenze dell’Intesa.
La seconda guerra mondiale ebbe inizio
con un patto di non aggressione con
la Germani, rotto poi dall’aggressione
tedesca che portò l’URSS a combattere
a fianco degli Alleati. Nel 1991 l’Unione
Sovietica cessò formalmente di
esistere e la scena politica in questo
periodo fu dominata da un conflitto
di poteri tra le forze conservatici
e riformiste. Lo sviluppo politico e
economico del paese fu molto lento e
ostacolato dalla lotta che le oligarchie
politiche-finanziare ingaggiarono per
il controllo del vasto patrimonio pubblico
ereditato dall’Unione Sovietica. La
Russia cercò nello stesso tempo
di riaffermarsi a livello internazionale
e la sua diplomazia svolse un importante
ruolo nelle crisi dell’Iraq. Nel 1999
Putin venne chiamato alla guida del
governo russo: egli ereditò un
paese profondamente trasformato dalla
rottura radicale con il passato sovietico
e dalle riforme introdotte negli anni
’90. L’attacco terroristico subito dagli
Stati Uniti nel 2001 causò un
riavvicinamento tra Mosca e Washington
e la Russia accolse la richiesta di
sostegno del presidente americano Bush:
la Russia offrì così il
suo appoggio alla coalizione capeggiata
da Washington, pur non partecipando
direttamente alla campagna militare
in Afghanistan.
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