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(Lisala 1930 - Rabat 1997), nome di battaglia del generale Joseph-Désiré Mobutu, uomo politico e presidente dello Zaire (oggi Repubblica Democratica del Congo) dal 1965 al 1997. A diciannove anni si arruolò nell'esercito coloniale belga; nel 1958 si avvicinò al movimento nazionalista di Patrice Lumumba e partecipò agli incontri di Bruxelles che sancirono l'indipendenza del paese, allora denominato Congo Belga. Segretario di stato nel governo di Lumumba, fu nominato capo di stato maggiore nel 1960. Nello stesso anno, per porre fine agli scontri interni e al tentativo di secessione della provincia del Katanga, assunse i pieni poteri e ordinò l'arresto e, in seguito, l'assassinio di Lumumba. Tre mesi dopo la situazione tornò alla normalità, ma il nuovo presidente, Joseph Kasavubu, si dimostrò politicamente debole: nel 1965 Mobutu organizzò un secondo colpo di stato e si insediò alla presidenza del paese, istituendo un governo autoritario con un partito unico al potere. Nel 1967 fece approvare una nuova Costituzione che trasformava il paese in una repubblica presidenziale. Nel 1971 lanciò una campagna per promuovere il ritorno “all'autenticità africana”. Il processo di africanizzazione riguardò anche i toponimi: il Congo Belga divenne Zaire, il Katanga divenne Shaba. Nel frattempo, la corruzione e il saccheggio sistematico delle ricchezze del paese da parte dello stesso presidente, la pessima amministrazione e la caduta del prezzo del rame sui mercati internazionali aggravarono la crisi economica dello Zaire. L'opposizione politica rimase praticamente inesistente fino ai primi anni Novanta, quando massicce proteste popolari costrinsero Mobutu a legalizzare nuovamente i partiti politici. Nel 1991 venne costituita una Conferenza nazionale per riformare le istituzioni e indire nuove elezioni e dal 1994 un nuovo organo, l'Alto consiglio della Repubblica, affiancò il presidente nel governo del paese. Nel 1997, dopo una sanguinosa guerra civile durata sette mesi, Laurent-Désiré Kabila, già ufficiale dei ribelli katanghesi e da sempre oppositore del regime zairese, conquistò la capitale Kinshasa, ottenendo la resa di Mobutu e autoproclamandosi presidente della Repubblica. Costretto all'esilio, Mobutu morì in Marocco il 7 settembre dello stesso anno.
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